Le strutture dislocate all’esterno possono essere soggette alla scarica di un fulmine, con conseguenti danni a esseri viventi (morte o lesione di persone e animali), danni fisici (esplosioni, incendi, danni meccanici, rilascio di sostanze tossiche, ecc.) e danni ad apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Fortunatamente, nella maggior parte dei casi le strutture risultano autoprotette; tuttavia per esserne certi è necessario eseguire una accurata valutazione (peraltro richiesta nelle attività lavorative dal testo unico sulla sicurezza D.Lgs. 81/08)
Ciascuno dei danni, singolarmente o in combinazione tra loro, può determinare perdite di diversa natura in funzione delle caratteristiche della struttura coinvolta. I tipi di perdita, e i relativi rischi, possono essere determinati attraverso l’analisi del rischio fulminazione che consente di stabilire inoltre la necessità di adottare misure di protezione, la convenienza economica della protezione da adottare e i criteri per la protezione di strutture e servizi.
Calcolato il rischio complessivo della struttura, l’obbligatorietà o meno di dotare una struttura di un impianto di protezione contro le scariche atmosferiche dipende dal risultato dell’applicazione delle vigenti Norme CEI a tutta la struttura ed ai servizi entranti: le norme stabiliscono infatti il valore di rischio tollerabile nel caso in cui il fulmine coinvolga la perdita di vite umane, la perdita di servizio pubblico o di patrimonio culturale insostituibile, cui va aggiunta l’analisi economica relativa all’adozione o meno di misure di protezione.
Per ridurre i rischi legati alle scariche atmosferiche, possono essere adottate diverse misure di protezione contro i fulmini, ciascuna caratterizzata da specifiche prestazioni e diversi oneri di installazione. I criteri per la scelta delle misure di protezione devono tuttavia rispettare specifici vincoli a seconda della componente di rischio che si intende ridurre, della fattibilità e naturalmente dei costi di realizzazione.
È possibile impiegare principalmente due tipologie di misure di protezione contro i fulmini (LPS, Lightning Protection System):
È possibile infine adottare misure di protezione integrative che possono ridurre la probabilità che si verifichino dei danni (es. aumento resistività del suolo esterno ed interno della struttura, schermatura di linee e circuiti, ecc.) , che limitino le conseguenze di incendi (es. estintori, sistemi antincendio, ecc.) e che evitino il contatto con parti pericolose della struttura (isolamento, barriere, ecc.).
Le scariche atmosferiche possono colpire direttamente una struttura, oppure cadere in prossimità della stessa o dei servizi in essa entranti (ad es. linee elettriche, tubazioni, ecc.).
Quando una scarica atmosferica colpisce direttamente una struttura (fulminazione diretta), quest’ultima viene, in tutto o in parte, attraversata dalla corrente di fulmine e i danni possono essere ingenti:
- morte o ferimento grave di persone e animali;
- danni meccanici, incendi ed esplosioni;
- guasti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
Quando invece una scarica atmosferica cade a terra in prossimità della struttura (fulminazione indiretta), questa può generare campi elettromagnetici e tensioni indotte pericolose: l’intenso campo elettromagnetico originato dal fenomeno, concatenandosi con le linee entranti nella struttura, può dare origine a sovratensioni di notevole entità, in grado di causare l’avaria di apparecchiature elettriche ed elettroniche.